Forse è la volta buona. Anche il Governo si muove per chiudere la partita dei poteri speciali per Roma Capitale. Dopo la proposta di legge costituzionale depositata dai deputati Sbardella (Fratelli d’Italia), Barelli (Forza Italia) e Morassut (Partito Democratico), dunque, arriva anche quella dell’Esecutivo.
BOZZA
Ovviamente, per quella di Palazzo Chigi si parla ancora di una bozza di testo che andrà raffinata. E, non a caso, si parla di istituire un tavolo di confronto per sciogliere i nodi principali. Per intendersi, e semplificando di molto, la proposta di legge di iniziativa dei tre parlamentari è relativamente semplice: di fatto, si riformerebbero gli articoli 114, 131 e 132 della Carta costituzionale. Traducendo: Roma diventa (quasi) una Regione. E finisce lì. Rimarrebbero aperti alcuni dei nodi principali: le dimensioni di cosa sarebbe questa nuova Regione e quindi i rapporti con gli altri Comuni e la Città Metropolitana; i rapporti con la esistente Regione Lazio ad esempio sulla sanità o sull’urbanistica; i rapporti con i Municipi. Per questo, la proposta che il Governo sta studiando, pur con tutte le limature del caso, ricalca nella sostanza quella di Barelli/Morassut/Sbardella ma prevede di affrontare proprio gli aspetti pratici nella suddivisione delle competenze con la Regione.
SANITÀ
Uno dei punti principali da dirimere è quello della Sanità: la parcellizzazione delle competenze su scala regionale, alla fine, ha prodotto più problemi che soluzioni. Dividerle anche territorialmente potrebbe essere un elemento di ulteriore problematicità. Per questo, in sostanza, la direzione sia del Governo che della proposta di iniziativa parlamentare è che la sanità rimanga fra i poteri dell’attuale Regione Lazio. Al contrario, proseguendo sulla strada tracciata già nel 2010 con il Governo Berlusconi e sindaco Alemanno, e poi portata (quasi) a compimento con Zingaretti alla presidenza della Regione, già oggi Roma ha una serie di nuovi poteri in materia urbanistica. Prima, di fatto, una variante al Piano Regolatore, doveva essere ratificata dalla Regione con un procedimento che aveva immancabili ripercussioni sulla velocità delle decisioni. Velocità che, quando si parla di urbanistica e investimenti è uno dei fattori chiave nello sviluppo della città. Alla Regione, ancora oggi, sono rimasti in carico le procedure ambientali, la valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica. Due temi che, andando avanti con la riforma dovranno essere necessariamente affrontati. Così come la questione trasporti con Roma che potrà sedersi al tavolo con il Governo e non più tramite la Regione.
RAPPORTI
Uno dei nodi più complessi da districare è quello dei rapporti fra gli enti locali esistenti, oltre la Regione, la sanità e l’urbanistica. Va sciolto il nodo di cosa sarà territorialmente la nuova Regione: l’attuale Comune? L’attuale Città Metropolitana? O qualcosa in mezzo? La questione è importante perché rappresenta il dimensionamento territoriale della nuova realtà ma anche i rapporti di questa con i Comuni esistenti e che, oggi, fanno riferimento alla Regione Lazio per le leggi regionali e alla Città Metropolitana per le materie di “area vasta”, come ad esempio il ciclo dei rifiuti.
Analogamente a questo tema c’è da risolvere il rapporto con i Municipi: oggi, di fatto, dotati di un’autonomia di facciata, visto che per il bilancio dipendono in tutto e per tutto dai trasferimenti del Comune. Per far capire l’importanza di questo aspetto, basti pensare alle strade e alla loro manutenzione. Roma ha circa 5.600 km di strade, 800 km sono di competenza diretta del Comune. Sono le Consolari o comunque le strade della cosiddetta grande viabilità: la Colombo o Corso Francia per citarne solo due. Le altre sono di competenza dei Municipi che per la manutenzione ricevono ogni anno dei soldi da Palazzo Senatorio, sempre insufficienti a garantire che l’asfalto sia di buona qualità. Dotare, quindi, i quindici Municipi di una autonomia di bilancio è un discrimine fondamentale. Al momento, sia nella proposta parlamentare che nella bozza di quella di Governo l’orientamento è quello di andare verso questa autonomia. u quest’ultimo punto si propende al momento per il “sì”).
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