In Romania cresce l’estrema destra. L’affluenza peserà su Georgescu #finsubito prestito immediato

Il Psd resta il primo partito col 22%, ma l’estrema destra avanza a grandi falcate dimostrando che il risultato del primo turno delle presidenziali non è stato casuale. Le elezioni legislative della Romania hanno confermato quanto già si temeva alla vigilia, allorché i sondaggi davano in forte ascesa l’Aur, il partito fondato nel 2019 da George Simion (quarto alle presidenziali superato dal suo delfino Calin Georgescu che è finito al primo posto), che dopo il primo exploit del 2020, quando alle prime elezioni si attestò a poco meno del 10%, ha quasi raddoppiato le proprie preferenze chiudendo oltre il 18%.

Un risultato eccellente per una formazione politica così giovane rafforzato dall’entrata in parlamento di altri due gruppi che lanciano l’estrema destra al 31%. Il primo è l’Sos (7.3%) della vulcanica Diana Sosoaca che a Bruxelles conoscono già molto bene per le sue esternazioni incendiarie. Il secondo è il Pot (6.4%), la sorpresa assoluta per aver superato la soglia di sbarramento elettorale, della 41enne Ana Maria Gavrila, formazione politica molto vicina a Calin Georgescu.

Le forze moderate restano comunque in controllo della situazione, ma solo se liberali (13.2%) e soprattutto i conservatori dell’Usr (12.4) decidessero di unirsi al Psd per contrastare l’estremismo di destra. Si andrebbe verso un governo ibrido sul modello socialdemocratico-liberale degli ultimi due anni e mezzo e, a quel punto, l’ago della bilancia per una maggioranza netta, sarebbe l’Udmr, che rappresenta la parte magiara, che con il suo 6.3% darebbe i numeri per governare al futuro esecutivo. Ma l’Usr, partito anti-sistema per eccellenza, ha già fatto cadere il governo delle passate elezioni per incompatibilità con i liberali e la loro leader, Elena Lasconi, non vede per nulla di buon occhio, com’è anche nella logica del gioco politico, i socialdemocratici da sempre accusati di rappresentare il simbolo della corruzione.

Intanto, nella serata di ieri è arrivata la tanto attesa decisione della Corte Costituzionale che venerdì scorso aveva congelato l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali. I giudici hanno ritenuto infondata la richiesta del candidato Cristian Terhes e deciso che il ballottaggio tra Calin Georgescu, il volto nuovo dell’estrema destra e della politica rumena, e Elena Lasconi si terrà regolarmente domenica 8 dicembre.

Gli accordi politici per la formazione del governo potrebbero essere fondamentali anche per decidere l’elezione del presidente della Repubblica. Se, infatti, i socialdemocratici dovessero recarsi regolarmente alle urne e far convergere i propri voti verso Lasconi, quest’ultima allora, con ha dalla sua i voti delle altre forze moderate di destra, potrebbe spuntarla sul candidato indipendente. Sarà molto importante dunque l’affluenza che sia nel caso delle presidenziali che in quella delle legislative è andata poco oltre il 50%.