Caro energia: l’allarme-appello delle industrie italiane

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In un video, il presidente di Confindustria Orsini chiede un intervento immediato. Intanto, la Regione Veneto attende risposte

I sempre crescenti costi dell’energia rischiano di diventare insostenibili per le imprese italiane, con ricadute che rischiano di essere disastrose per l’intero Paese.
“Serve fare presto, non è possibile pagare il 43% in più per l’energia in un anno: vuol dire perdere competitività”, è l’allarme che il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha lanciato in un video postato su Instagram.
Una dichiarazione pubblica che gli industriali sperano possa smuovere le acque in un settore nel quale, a far discutere nelle ultime settimane, è stata anche la proroga ventennale delle concessioni inserita nella manovra.

Un tema, questo sul quale si è mossa, cercando di tutelare le piccole e medie imprese presenti sul suo territorio, anche la Regione Veneto, con una lettera inviata a Roma riguardo la quale, al momento, ancora non ci sono risposte.

Energia: costi alle stelle in Italia

I rincari dei prezzi dell’energia si legano alle incertezze nell’attuale quadro geopolitico internazionale, ma in Italia sono particolarmente pesanti.
Secondo quanto riporta il quotidiano economico Il Sole 24 Ore, nell’audizione alla Camera di lunedì scorso Confindustria ha stimato in 10 miliardi il possibile impatto degli aumenti nel 2025, se verrà confermata la crescita del 50% rispetto al 2024.
Già lo scorso anno, riassume un documento di sintesi elaborato dagli industriali, la media italiana è stata di 108,5 euro per megawatt, del 38% superiore a quella tedesca, con rispettivamente un +72% e un +87% nel confronto con i prezzi della Spagna.
A gennaio 2025, è già stato sfondato il tetto del 150 euro per megawatt.

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Un’ulteriore scossa ha provato a darla il gruppo Arvedi, leader nel settore della siderurgia, acquistando pagine pubblicitarie sui quotidiani per sottolineare il meccanismo con cui si forma il prezzo dell’energia nel nostro Paese e per chiedere, in sostanza, il disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas.
“Perché l’Italia paga il prezzo dell’energia il doppio degli altri Paesi dell’Unione Europea?”, è stata la provocatoria domanda.

L’industria chiama il Governo

Proprio per queste ragioni, Orsini ha sottolineato che “occorre costruire un percorso di salvaguardia delle imprese, perché energia vuol dire salvaguardia dell’industria, dell’impresa e del sistema-Paese”, confermando la massima disponibilità di Confindustria a sedersi a un tavolo di confronto “per fare cose concrete, in modo da abbassare il costo dell’energia”.
Al tempo stesso, il presidente ha però sottolineato l’importanza di “fare presto perché vuol dire perdere competitività con il sistema europeo e mondiale”.
“Siamo pronti a un confronto immediato sul tema energia – ha concluso – per correggere il sistema di formazione del prezzo e diversificare le fonti di approvvigionamento”.

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Il leader di Confindustria, che ha sottolineato come la sua impresa pagava l’energia 99 euro a megawatt/ora a gennaio 2024 e oggi paga 143 euro (“una pazzia”), ha comunque aperto con ottimismo: “Leggo con piacere alcune agenzie stampa dalle forze politiche di governo e da alcuni commenti dalle forze di opposizione, dove ormai tutti siamo d’accordo per trovare una soluzione di rimedio per fare costare meno l’energia”.

Proroga delle concessioni: il Veneto aspetta risposte

Al momento, l’ultima mossa del Governo in campo energetico resta la proroga ventennale alle concessioni di distribuzione elettrica inserita nella manovra con un emendamento ad hoc. Una decisione che ha suscitato numerosi interrogativi, per esempio sul rischio che ne possa derivare, per gli operatori, l’opportunità di scaricare gli investimenti in bolletta, facendoli così gravare sui consumatori.
Proprio in merito alla proroga, che in quel momento era stata solo ventilata dai media, lo scorso 24 dicembre gli assessori allo Sviluppo economico e all’Ambiente della Regione Veneto, Roberto Marcato e Gianpaolo Bottacin, avevano inviato una lettera al vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, e ai parlamentari veneti della Lega.

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Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo Economico e all’Energia Regione Veneto

“Da un punto di vista legislativo, vista anche la complessità del percorso – scrivono gli assessori – crediamo sarebbe opportuno, prima di approvare una tale modifica, aprire un confronto con le Regioni”. “Le Regioni infatti – proseguono – hanno potestà di legislazione concorrente in materia di produzione, trasporto e distribuzione dell’energia”.
La missiva sottolinea anche la necessità “di leve economiche per lo sviluppo” in seguito alla legge sull’autonomia differenziata e di “necessari approfondimenti” su questo “asset strategico”.
A oggi, però, tutto ancora tace.

Alberto Minazzi

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